giovedì 1 novembre 2012

Alice e il flusso perenne della vita, recensione "Arte e Arti"


Da sempre la limitata quantità di qualcosa ne aumenta il valore, come distillate parole di un eremita che vive nel silenzio le nuove canzoni di Alice giungono come un dono nella nostra vita ad arricchirne lo scorrere quotidiano.
Dopo quattordici anni Alice torna a pubblicare un album di inediti, era da Exit (1998) che non accadeva, anche se in questi anni ci ha regalato incisioni dal vivo con Lungo la strada (2009), una sua personale rivisitazione del patrimonio musicale nazionale con Viaggio in Italia (2003), una raccolta del suo repertorio con nuovi arrangiamenti per "Personal Juke-Box" (2000) e un’intima ricerca del sacro come God is my dj (1999).
Tutti progetti contraddistinti da un rigore etico che rende Alice qualcosa di più di una semplice cantante. Il nuovo album si intitola Samsara, antica parola che in sanscrito definisce il flusso inarrestabile della vita, il suo scorrere con i suoi cicli di nascita, morte e rinascita, proprio di tutte le cose e spesso così difficile da accettare per la pochezza dell’essere umano.
Tredici tracce, tra cui un omaggio a Lucio Dalla con la cover Il cielo e un ricordo dell’amica Giuni Russo con ‘A cchiù bella [musica di Giuni su testo di Antonio De Curtis in arte Totò] già presente live nel disco precedente, resa in una forma più raffinata dal controllo totale che la registrazione in studio consente rispetto all’esecuzione dal vivo.
Tutti gli altri brani sono inediti, anche molto diversi tra loro. In alcuni a volte si percepisce l’impronta degli autori, è il caso delle due tracce scritte da Tiziano Ferro, Nata ieri e Cambio casa, che pur interessanti per la bellezza dei testi hanno un ritmo più sostenuto a cui manca l’atmosfera ipnotica, quasi incline all’introspezione meditativa rintracciabile nei brani scritti direttamente da Alice come Orientamento e Sui giardini del mondo.
Eri con me, musica di Franco Battiato e testo di Manlio Sgalambro, ripresa anche per il nuovo disco appena pubblicato dal cantante siciliano Apriti sesamo, è permeata da un senso dell’ineluttabile che difficilmente lascia indifferenti. Nonostante quella che potrebbe apparire come una critica, ma è solo una personale constatazione del tutto legata al mio gusto personale, Samsara è uno scrigno prezioso, un filo discreto di tredici perle che rapiscono i sensi e la coscienza fin dal primo ascolto.
Non credo di aver “tardato”, ho soltanto atteso quanto serviva a mettere insieme le canzoni giuste.” scrive Alice nella presentazione all’interno del disco. Affermazione che aumenta la stima per un artista che si è sempre sottratta alle pressanti logiche del mercato, ma non sana il desiderio di nuovi brani arricchiti dalla sua sensibilità, la stessa che ha saputo produrre nel tempo tesori come Dammi la mano Amore, Non ero mai sola e L’apparenza o ancora Exit e Dimmi di sì.
Samsara risarcisce parzialmente dell’attesa non perché sia minimamente inferiore alla qualità a cui Alice ci ha abituati da sempre, notevoli sono anche Come il mare e Autunno già che Terra Di Benedetto e Mino Di Martino [quest’ultimo partecipa anche con un contributo vocale a Come il mare] hanno liberamente tratto dai versi di Arthur Rimbaud e Paul Verlaine, ma solo perché questi anni sono stati lunghi e come l’affamato che torna a nutrirsi dopo una prolungata astinenza non si può essere sazi già al primo assaggio.
Assaporiamo allora questo nuovo dono auspicando di non dover attendere troppo la prossima creatura sonora.
Bentornata Alice, ci sei mancata tanto pur essendo sempre con noi.
Arte e Arti , recensione di Andrea Mancaniello