domenica 13 gennaio 2013

Intervista su Repubblica: "Vi canto i miei inediti ma non dimentico Per Elisa"

Bene Brava Bissi : "Vi canto i miei inediti ma non dimentico Per Elisa", di Luigi Bolognini, Repubblica

Con Alice vale sempre la pena di aspettare. A livello discografico l' attesa di un album di inediti è durata 14 anni, dal 1998 (Exit) al 2012 (Samsara). A livello di live, solo un mesetto: il concerto di domani sera al Dal Verme era in origine in programma lo scorso 11 dicembre. Ma una bronchite all' ultimo minuto ha obbligato a rinviare quello che è anche l' appuntamento finale della rassegna Music Club, anche stavolta un bel successo di pubblico. E la chiusura è in bellezza. Artistica e pure estetica, visto che Carla Bissi, il vero nome di Alice, pur avendo ormai 58 anni è sempre splendida.

Alice, 14 anni senza inediti discografici sono tantissimi, in una società dell' eterno presente. Come mai? 
«Dice bene, di inediti. Perché di altri progetti, dal vivo e anche discografici, ne ho fatti parecchi, in questi anni. Ho cantato musica sacra, God is my dj credo sia il progetto a cui sono più affezionata, Pasolini, Shakespeare, il Battisti versione Panella, De Andrè. Inediti no perché - molto semplicemente - non ne sentivo l' esigenza. L'anno scorso l'ho sentita ed eccomi qua». 
"Samsara" è un disco curioso. Proprio nel senso di "mosso da curiosità": composizioni sue, brani scritti apposta da Franco Battiato e Tiziano Ferro, pezzi di Lucio Dalla e Totò. Come ha messo insieme le canzoni?  
«Primo criterio, un certo modo di composizione, direi quasi artigianale. Ormai la tecnologia influenza anche il modo di scrivere i pezzi, sembrano cose fatte con la macchinetta. Si è persa l' arte, nobilissima, della canzonetta. Tra i pochi che sanno ancora scrivere come si faceva una volta, unendo melodia, ritmica e parole, c'è Tiziano. Il legame che ho con Battiato è inutile che glielo spieghi, fin dai tempi di Per Elisa e I treni per Tozeur. Il cielo di Dalla l' ho incisa senza dirglielo prima che morisse, volevo fargli una sorpresa, e l'ha fatta lui a me. E 'A cchiù bella di Totò è una perla preziosa che fu già incisa da Giuni Russo, la più grande cantante della mia generazione». 
Una che ha vissuto così tante stagioni musicali diverse, che rapporto ha con il suo passato? 
«Per fortuna buono. Non mi pento di niente, e anzi tante mie vecchie cose riascoltate adesso sono anche meglio di allora. Le rifarò tutte domani sera. Perché il pubblico le chiede, e perché "Samsara" in sanscrito è lo scorrere del tempo, quindi è logico che io rappresenti il mio». 
Rapporto buono anche con "Per Elisa", con cui vinse Sanremo nel 1981 e con cui è stata a lungo identificata?
«Lì la faccenda è un po' diversa. Sono stata 15 anni senza cantarla: mi aveva esasperato, nessuno considerava davvero tutte le cose che avevo fatto in seguito. Poi a metà anni Novanta ho capito che è bellissima, l' ho rifatta prima in versione prog poi acustica. E da allora mi sono riconciliata, adesso sono felice di cantarla». 
Lei è romagnola, ma ha vissuto a Milano per oltre vent' anni. È rimasta affezionata alla città? «Certo. Continuo a considerarla la mia città, e continuo ad avere una casa qui. Certo, è cambiata, e in peggio, ma come si è degradato tutto in generale. Ma è vero che l' atmosfera di vent' anni fa non c' è più, adesso si è trasferita a Torino. Non sono rassegnata: le cose potrebbero tornare a migliorare in futuro, ma devono volerlo i milanesi, che però per il momento mi sembra abbiano abdicato al mantenimento e alla cura della città»