venerdì 11 maggio 2018

Il successo di Alice a Lecco con "Le parole del giorno prima"

Grande successo per Alice a Lecco con il progetto "Le parole del giorno prima", ripreso dopo oltre 15 anni, con un programma arricchito di canzoni pubblicate tra il 2003 e il 2014. 
Partendo dai cantautori omaggiati in "Viaggio in Italia" del 2003, con "Un blasfemo" di Fabrizio De Andrè, "Atlantide" di Francesco De Gregori, "Lindbergh" di Ivano Fossati e "Non insegnate ai bambini" di Giorgio Gaber, Alice ha proposto letture di alcuni testi di Pier Paolo Pasolini, per poi riprendere il concerto con "La realtà non esiste", "Dammi la mano Amore" e due gioielli firmati Lucio Dalla: l'inedita versione solista di "Almeno pensami", cantata allo scorso Festival di Sanremo in qualità di ospite di Ron, e "Il cielo", pubblicata in "Samsara" nel 2012. A seguire "1943", "Autunno già" e il trittico di poesie di Pasolini musicate da Mino Di Martino: "Febbraio", "Al principe" e "La recessione".


Poi la lettura di una prima splendida poesia del grande e compianto poeta friulano Pierluigi Cappello, intitolata "Assetto di volo", tratta dalla raccolta "Azzurro elementare", seguita dall'interpretazione di "Aspettando Mezzanotte", "Nomadi", "La cura", "'A cchiù bella", "Morire d'Amore"; la lettura dal racconto "La mela di Newton" contenuta ne "Il Dio del mare" sempre di Cappello e, per concludere,  "Anìn a grîs", "Veleni" e due bis: "Il sole nella pioggia" e "I treni di Tozeur".
Il pubblico ha seguito con attenzione e apprezzato questo coraggioso progetto live particolarmente concentrato su poesie musicate e canzoni con testi poetici, grazie anche all'accompagnamento musicale delicato e suggestivo del Maestro Carlo Guaitoli al pianoforte e tastiere, e di Antonello D'Urso alle chitarre.



Pier Paolo Pasolini
dal settimanale Vie Nuove n.42, 28-10-1961 
Dialoghi con Pasolini 

"...Ma io sono un uomo che preferisce perdere piuttosto che vincere con modi sleali e spietati. Grave colpa da parte mia, lo so! E il bello è che ho la sfacciataggine di difendere tale colpa, di considerarla quasi una virtù…”