Alice

Alice

martedì 27 luglio 2010

Intervista dell' 8 luglio 2010 e recensione concerto.

di "Falco" Emanuele Falconi - Yastaradio

Nel contesto della 6 edizione del Verona Folk, promossa da Box Office Live e da Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona, si è esibita a Valeggio sul Mincio una delle più grandi cantautrici e artiste italiane di sempre.
Grazie a Leonardo di Box Office Live e grazie a Yastaradio.com ho avuto modo di intervistare Alice, o meglio, di fare con lei un’indimenticabile chiacchierata qualche ora prima del concerto dell’8 Luglio.
Un’esclusiva quindi per Yastaradio, come mi ha confermato il buon Leonardo che ringrazio ancora personalmente (da fan) e da parte di Yastaradio.
Nella sala consiliare del comune di Valeggio mi viene presentata poco dopo il suo arrivo e vengo accolto da un calorosissimo sorriso. Alice è una persona fantastica, di incredibile umanità e umiltà, ne ho avuto sentore ascoltando e leggendo le sue interviste su internet e quel sorriso sembra avermene dato conferma.

La prima domanda in realtà la fai lei a me, parto infatti dal presupposto che su una scala temporale che comprende i miei 27 anni, la conosco come artista solo da 8-9 mesi, e mi chiede quindi come ho fatto a conoscerla, non vi tedio con la mia risposta, mi limito ad informarvi che l’ho vista casualmente in tv, dove all’interno di un programma passava la sua performance al festival di Sanremo dell’81 dove ha vinto con la canzone Per Elisa.

E quindi nell’arco di pochi mesi, sei arrivata (dopo l’ascolto dei tuoi lavori) nell’olimpo delle mie preferenza insieme ad altri cantautori che seguo da anni come De Andrè, Gaber, e soprattutto Guccini che fra l’altro tu hai omaggiato nell’album Viaggio in Italia con Auschwitz, come mai proprio questa canzone?

E’ molto curioso l’inserimento di Auschwitz, stavamo lavorando al disco Viaggio in Italia, che non è un semplice disco di cover, è nato infatti dal desiderio di mettere l’attenzione sul valore del testo, quindi trattare canzoni nate su testi poetici e di un certo spessore letterario. In quei giorni appunto, mente lavoravamo al disco, quando sei quindi maggiormente aperto e creativo, ricorreva la prima giornata della memoria in ricordo della Shoah, il 27 gennaio, Auschwitz quindi era nell’aria, doveva esserci per forza.

Ho intuito che Viaggio in Italia non fosse un semplice disco di cover dal fatto che hai inserito Non insegnate ai bambini di Giorgio Gaber, non certo una delle sue canzoni più famose.

Certo, e anche Battisti, ho preso il Battisti di Panella (Battisti ha collaborato con Pasquale Panella, dopo gli iniziali successi con Mogol nda), i cui testi erano straordinari e.. inusuali.
Ah poi ho chiamato Francesco Guccini, perché di Auschwitz esistevano 2 testi (in riferimento a quello dell’Equipe 84 che ha portato al successo la canzone nda), e quindi ho chiesto innanzitutto il permesso di farla e poi di modificare leggermente il testo, non vorrei che non gli fosse andato bene quello che avevo scelto, lui mi fa: “Si, si. Fai pure”.

Sul rapporto generazionale, volevo incentrami un attimo su quello; io ti ho conosciuto tardi rispetto ad altri grandi come appunto Guccini o De Andrè, ma se indago nell’intorno della mia generazione, non sono molti i miei coetanei che conoscono Alice come artista, al di là comunque della canzone Per Elisa. Come vivi tu adesso, dall’alto della tua trentennale carriera, il rapporto con i giovani? E che età c’è mediamente ai tuoi concerti?

Tutto sommato molto varia, ci sono giovani, comunque l’età media rimane sui 40-50 anni, poi ci sono, ad esempio all’ultimo mio concerto ad Asti qualche giorno fa, molti giovani, quindi c’è una sorta di ricambio generazionale.

E credo sia anche una soddisfazione da un certo punto di vista.

Mah io in realtà non mi pongo il problema, non me lo sono mai posto e non me lo pongo neanche adesso (risate).

Paghi un po’ da questo punto di vista il tuo allontanamento dallo Show Business? Allontanamento comunque volontario.

Certo, sicuramente, ogni scelta implica una rinuncia.

E ti penti di questo tuo allontanamento?

Assolutamente no, mi sento per la verità molto fortunata, perché nonostante il mio allontanamento ho ancora la possibilità di esibirmi e di fare dischi, farò prossimamente un nuovo disco pop, ho l’opportunità di portare avanti dei progetti teatrali a cui sto lavorando che mi auguro possano vedere la luce nel 2011 con un tour teatrale conseguente.
Quindi nonostante mi sia tolta dal mercato…ci sono ancora.
E’ giusto fare una considerazione su tutto questo, perché è vero che non tutti hanno la possibilità di portare avanti quello in cui credono, perché la vita ti mette certe volte in condizioni tali che tu non puoi scegliere, devi semplicemente cogliere quello che la vita ti propone in quel momento. Per questo mi ritengo fortunata, perché sono riuscita a portare avanti il mio percorso senza piegarmi troppo, sicuramente ho pagato infatti, come dici tu, sono pochissimi i tuoi coetanei che mi conoscono, ma questo non vale solo per me, ci sono altri come David Sylvian o Peter Gabriel; i ragazzi di 20 anni non sanno chi sono. Purtroppo il mondo in cui viviamo è questo, le nuove generazioni colgono quello che il sistema propone, chi ha certi interessi più sviluppati va a cercare, come sempre…chi cerca trova, chi non cerca… si arrangia (risate).

Ti manca quindi relativamente lo stare sotto i riflettori, in riferimento quindi alla tua parentesi anni 80.

Quella non mi manca per niente, ho fatto di tutto per scappare a gambe levate! Quel tipo di successo è stato un po’ come l’influenza ..che sei costretto a stare a letto per un certo periodo…un incidente di percorso meraviglioso che mi ha dato delle opportunità che altrimenti non avrei mai avuto, però rispetto a quello che io avrei voluto fare nella musica, mi ha stufato, mi ha deviato e io piano piano ho cercato di tornare sui miei passi.

Ho avuto un sentore di questo vedendo i tuoi filmati su internet, nelle apparizioni televisive degli anni 80, eri a tuo agio perfettamente quando cantavi ma appena finito sembrava che tu volessi andare via da li, ed è estremamente affascinante questa cosa.

Si vedeva perfettamente dalla mia faccia!! (risate) Il palcoscenico mi è sempre stato naturale, fin da piccola, ho iniziato a cantare da piccolissima, quindi mi è sempre stato familiare, mentre tutto quello che è legato al successo, allo show business, tutto ciò che non è musica, l’ho patito tantissimo, a cominciare dai servizi fotografici, una tortura!

Una curiosità, una conferma più che altro: sulla diatriba del testo di Per Elisa, parla di droga, non parla di droga, ho letto una tua intervista di qualche anno fa dove smentivi il fatto che il testo si riferisse alla droga.

Non parla di droga, però la cosa che mi ha veramente colpito è che ci sono dei testi dove ognuno può cogliere quello che vuole. Capita che il testo possa essere compreso in diversi modi, dipende da chi lo legge. Per Elisa è una di quelle canzoni un po’ magiche da questo punto di vista, e devo dire la verità, mi sarebbe piaciuto scriverla in quello spirito perché molto più interessante rispetto allo spirito con cui l’ho scritta io! Anche perché quando ho scritto questa canzone il mondo della droga era un mondo che conoscevo solo perché sapevo che esisteva ma che non frequentavo, quindi non avrei avuto la possibilità di scrivere una canzone con quella valenza.

Rinneghi alcuni lavori anni 80?

No, io non rinnego niente, l’unica canzone che rinnego, che non canto più dal vivo è Messaggio,che non è tra le canzoni che amo di più, ha una valenza nella quale non mi rispecchio più. Al contrario di Per Elisa, che per un periodo non ho più cantato, ma che ora eseguo ancora perché mi piace collegarmi a quel periodo della mia vita e farlo rivivere attraverso quella canzone, perché c’è una forza che mi piace ricontattare.

Quindi ancora fai canzoni del primissimo periodo?

Certo e ti dirò di più, nel progetto teatrale di cui ti parlavo prima, che ha un tema importante: il tema del tempo, che non approfondisco in questa sede, credo che riprenderò altre canzoni dei primi anni 80, che non canto più da allora, perché sono canzoni minori.

Che però magari piacciono! Dal punto di visto lirico, le canzoni che mi piacciono di più di quel periodo sono quelle legate al tema della solitudine, come ad esempio Tramonto Urbano in cui mi rispecchio tantissimo.

Ti racconto come è nata quella canzone. Lavoravo con Battiato, era il primo disco che facevamo insieme. Lui abitava a Milano vicino a Largo Marinai d'Italia che adesso è diventato un grande parco, all’epoca avevano appena iniziato i lavori per far nascere questo parco, le piante erano piccole (e infatti ti parlo del “pino nano”), alte mezzo metro e lui mi fa: “andiamo a fare un giro al parco a vedere il tramonto”, e io ho pensato “ma questo è fuori”. Il parco, bisognava avere molta fantasia per immaginarselo dati i lavori, e il tramonto…considera che dove sono nata e cresciuta, a Forlì, il sole scendeva dietro gli alberi, davanti le case non c’erano. Lì c’erano questi palazzi pazzeschi quindi il tramonto lo vedevi più o meno, quindi ho pensato: “lui lo vede forse perché è più alto”, quindi sono salita in piedi sopra una panchina, da qui l’incipit della canzone.

L’intervista vera e propria finisce qui, l’ultima parte della chiacchierata non la riporto in quanto abbiamo brevemente discusso di quelle che sono le miei canzoni preferite (di Alice naturalmente) e di quello che poi sarà il suo concerto. Sono tornato alla realtà conscio di aver trascorso dei momenti molto interessanti con un’artista di elevata caratura intellettuale, una di quelle persone con cui parleresti per ore e che indipendentemente dal fatto di essere conosciuti o no, sono sempre più rare anche nella vita di tutti i giorni. Non posso quindi non ammirare profondamente il lato umano di Alice e ringraziare nuovamente Leonardo e il suo staff e Yastaradio per aver avuto l’opportunità di fare questa intervista.

Recensione del concerto
Alice, Valeggio sul Mincio 8/7/2010

Nel bellissimo contesto della piazza di Valeggio sul Mincio, una tappa imperdibile per gli amanti della musica d’autore all’interno della rassegna Verona Folk promossa da Box Office Live e da Fondazione Atlantide Teatro Stabile di Verona. Stasera tocca ad Alice, artista che ha avuto un enorme successo negli anni '80, cantautrice sublime, raffinata e tutto sommato intramontabile, almeno per chi la segue con costanza da anni o per chi, come me, ha avuto modo di conoscerla solo di recente.
E un ringraziamento particolare, a nome mio e di Yastardio.com, va naturalmente a Leonardo, boss di Box Office Live di Verona oltre che per aver organizzato l’evento anche per avermi dato la possibilità di incontrare Alice prima dello spettacolo e di chiacchierare con lei per quasi 30 indimenticabili minuti (l’intervista la troverete a breve sul portale).
Ore 21 45 abbondanti, dopo i ringraziamenti di rito da parte dell’organizzazione e assessori vari, giusto sull’imbrunire entra in scena Alice accompagnata dal polistrumentista Alberto Tafuri.
Solo un piano, una tastiera e una chitarra accompagneranno Alice, piano spesso suonato da lei stessa, per un concerto in sostanza folk/acustico.
Per me emozione alle stelle…è la prima volta che la vedo dal vivo quindi l’attesa si tocca a mani piene.
Cerco di fare una summa obiettiva della cascata di emozioni che ci ha regalato stasera anche perchè commentare ad una ad una le canzoni sarebbe impresa titanica quindi mi soffermerò brevemente sui momenti più significativi dando la possibilità a chi non la conosce di farsi un’idea e di raccogliere qualche spunto.
Apertura con 1943, brano “recente” contenuto su Exit (1998), pochi versi dedicati alla poetessa Else Lasker-Schüler che crea il perfetto clima riflessivo che prosegue con il classico Dammi la mano amore (da Charade), brano di forte intensità e di profondità poetica.
E la poesia irrompe definitivamente quando Alice interpreta Febbraio e La Recessione, testi di Pasolini, qui ho ceduto e l’ho filmata, per chi fosse interessato sapete come contattarmi. Testi reinterpretati in forma canzone, attualissimi a 40 anni di distanza, che tramutano le parole dell’indimenticato poeta Bolognese in malinconico senso di assenza, dell’amore innanzitutto (se avete la pazienza di studiarvi il testo de La Recessione).
Il pubblico è incantato, io.. figurarsi, sono più di là che di qua come si usa dire. Tant’è che seguono a ruota Anìn a Grìs, canzone in friulano di sublime bellezza, e I Treni di Tozeur, originariamente cantata con Battiato nonché grande successo internazionale nell’84; canzoni che mi rimbecilliscono completamente, potevate anche mettermi addosso una maglietta della Lega Nord che probabilmente non facevo un fiato.
Applausi, applausi e applausi come se piovesse, Alice ringrazia, forse un tantinello emozionata per l’incredibile accoglienza di una piazza gremita (concerto sold out) che la incita e la acclama. Pubblico di qualità mi verrebbe da dire.
Chanson Egocentrique spezza un po’ l’atmosfera intimista per una parentesi di non-sense (forse) made in Battiato per riprendere poi con un capolavoro o meglio 2 capolavori quali Il sole nella Pioggia (ri-arrangiata splendidamente) e il Vento caldo dell’estate, suo primo grande successo (‘80).
Poi tocca una parentesi tributo al suo vate Franco Battiato con La Cura e Ed è stato molto bello per tornare poi su quell’album capolavoro (il Sole nella pioggia) con Le Baccanti e con Tempo senza tempo, che dopo questa io davvero ero da buttare nel Mincio. Estasiato, inerme, dipendente come un drogato dalla sua voce..il concerto sembra appena iniziato e invece ne ha già fatte 13 e la gente ne vuole ancora; Alice ti tiene incollato all’ascolto, anche nei brevi intermezzi tra una canzone e l’altra non vorresti mai perderti una sua parola, una sua considerazione. E allora via con Il Contatto, che introduce descrivendone brevemente la gestazione, canzone nata razionalizzando un sogno particolarmente significativo. E per fortuna che l’ha messo in musica, per regalarci un ennesimo gioiello intimista.
E poi..eccola. Prima dell’intervista, prima del suo arrivo in piazza (era ancora tardo pomeriggio) ne avevo sentito qualche nota di piano nel sound check, preludio ad una mia speranza..dai che forse la fa (non ne ero affatto sicuro) ma ne ho avuto conferma durante l’intervista (gliel’ho chiesto) e quando è partito l’intro.. e non ho capito più niente: Nomadi (da Park Hotel), testo di Camisasca e interpretazione fuori dallo spazio-tempo di Alice. Un sogno.
Quando torno sulla terra sta già eseguendo Non insegnate ai bambini dell’indimenticato Giorgio Gaber (di cui abbiamo anche discusso nella nostra chiacchierata).
Saluta ed esce, Alice. Ovviamente nessuno crede che sia tutto finito infatti dopo i consueti richiami rieccola fra noi per la degna conclusione, Per Elisa che l’ha consacrata fra i big della storia della musica ma soprattutto la stratosferica interpretazione di Prospettiva Nevsky , capolavoro di Battiato, e non me ne voglia il buon Franco, ma come la fa lei non la fa nessuno.
Fine. Pubblico in delirio, standing ovation, io resto seduto ed applaudo come un imbecille, Alice saluta, ringrazia e sembra una dea. Il pubblico se ne va e io resto seduto e inebetito mentre iniziano a sparecchiare le sedie dalla piazza. Alice esce per qualche autografo e qualche foto, io la guardo da lontano, il mio personale autografo già ce l’ho (vedi foto). Vorrei dirle che è stata fantastica, ma mi sovviene un verso sentito poco prima: “e me ne andrò dalla città nell'attesa del risveglio”.