Il nuovo
tour di Alice segue la pubblicazione dell’ultimo album ‘Samsara’,
uscito a fine settembre (tra le firme, quella di Tiziano Ferro), e mercoledì 30
farà tappa al Teatro Palamostre di Udine, in una data organizzata da
Azalea Promotion. “Nei concerti propongo buona parte delle canzoni di
questo nuovo album, ma c’è soprattutto il mio passato, le canzoni che
mi hanno reso famosa al grande pubblico”.
Da una
decina di anni ha scelto di venire a vivere in provincia, a Tricesimo.
Ma il suo amore per la nostra regione ha radici più ‘antiche’: negli
anni ’80, quando passò – come ama puntualizzare, “da Forum Livii a Forum
Julii”, ossia dalla nativa Forlì al nostro Friuli.
“Lo amo e
frequento da decenni, ho assorbito tutto l’ambiente che mi circonda e
fin dal primo momento ho apprezzato l’accoglienza e la riservatezza al
tempo stesso dei friulani e la presenza significativa, qui, della
natura. Per un certo periodo ho abitato anche in montagna, a Lateis” –
ammette Alice, al secolo Carla Bissi, una delle stelle assolute della
canzone italiane, personaggio da sempre controcorrente, con le sue
scelte spesso lontane dal ‘pop’ e dalla ricerca a tutti i costi del
successo. Al punto che l’ultimo album ‘Samsara’ è arrivato a ben 14 anni
dalla precedente raccolta di inediti.
“Io non
ho mai guardato il mercato - giura - e già da tempo ho fatto scelte
personali ‘scollegate’ da questa logica. Sono uscita da questo
‘meccanismo’, da questa piccola giostra che è lo show-biz in Italia, ma
la vita mi ha regalato grandi esperienze anche al di là della musica”.
Inevitabile
chiedere se le piace la musica del nuovo millennio, in particolare quel
pop televisivo che esce dai talent show e che sembra l’unica proposta
odierna…
“Dico la verità: ho visto qualche volta X Factor, che come spettacolo è anche fatto bene, mentre ho solo tentato di guardare Amici, ma non ce l’ho fatta. Il problema è che i giovani non vengono fatti crescere e non gli viene data una seconda possibilità: esisti solo finché sei in Tv, anche perché è finito il tempo dei direttori artistici che ti lasciavano pubblicare anche 4-5 album prima del ‘successo’ e utilizzavano i guadagni dei big per far crescere i giovani”.
“Dico la verità: ho visto qualche volta X Factor, che come spettacolo è anche fatto bene, mentre ho solo tentato di guardare Amici, ma non ce l’ho fatta. Il problema è che i giovani non vengono fatti crescere e non gli viene data una seconda possibilità: esisti solo finché sei in Tv, anche perché è finito il tempo dei direttori artistici che ti lasciavano pubblicare anche 4-5 album prima del ‘successo’ e utilizzavano i guadagni dei big per far crescere i giovani”.
La musica rispecchia la situazione dell’Italia, insomma?
“La cultura, in genere, è sempre stata estranea a questo Paese, non da quando c’è la crisi, ma almeno da quando io sono al mondo! Tutto quello che è legato alla crescita personale è considerato superfluo, a differenza di altre nazioni europee, dove il sostegno statale non manca”.
“La cultura, in genere, è sempre stata estranea a questo Paese, non da quando c’è la crisi, ma almeno da quando io sono al mondo! Tutto quello che è legato alla crescita personale è considerato superfluo, a differenza di altre nazioni europee, dove il sostegno statale non manca”.
Qui invece, dallo Stato alle Regioni, si continua a tagliare alla voce ‘cultura’. Soltanto per motivi di ‘risparmio’?
“Bisogna chiederlo agli amministratori, non a me! Io non ho mai usufruito di aiuti pubblici, ma mi rendo conto che per un organizzatore i tagli ai contributi vogliono dire impossibilità di organizzare spettacoli. Un concerto ha costi vivi, al di là del cachet degli artisti: non si può suonare senza corrente e senza luci! Senza considerare i posti di lavoro che si perdono in quel mondo che ruota intorno”.
“Bisogna chiederlo agli amministratori, non a me! Io non ho mai usufruito di aiuti pubblici, ma mi rendo conto che per un organizzatore i tagli ai contributi vogliono dire impossibilità di organizzare spettacoli. Un concerto ha costi vivi, al di là del cachet degli artisti: non si può suonare senza corrente e senza luci! Senza considerare i posti di lavoro che si perdono in quel mondo che ruota intorno”.
Il
suo amico Franco Battiato (autore di alcune delle canzoni più famose di
Alice, ndr) ha accettato l’offerta di diventare assessore alla cultura
nella sua regione, la Sicilia. Se glielo chiedesse il prossimo
presidente del Friuli Venezia Giulia, lei farebbe lo stesso?
“A me, per fortuna, non l’hanno chiesto! Battiato è straordinario e non è uscito dal nulla. Un artista può portare una diversa visione della vita e della società, una sensibilità e una cultura che i politici in maggior parte non hanno: la sua è generosità, desiderio di mettersi a disposizione della collettività”.
“A me, per fortuna, non l’hanno chiesto! Battiato è straordinario e non è uscito dal nulla. Un artista può portare una diversa visione della vita e della società, una sensibilità e una cultura che i politici in maggior parte non hanno: la sua è generosità, desiderio di mettersi a disposizione della collettività”.
Che
rapporti ha coi suoi nuovi corregionali? La ‘leggenda’ parla di
un’Alice che vive in Friuli proprio per stare lontana dal mondo dello
spettacolo…
“L’Italia non ha metropoli come Londra e New York che possono darti un vero arricchimento personale, ma solo qualche grande città e tanta provincia.
“L’Italia non ha metropoli come Londra e New York che possono darti un vero arricchimento personale, ma solo qualche grande città e tanta provincia.
Personalmente,
credo proprio che la provincia abbia una qualità della vita superiore,
anche se magari il numero di stimoli è ridotto, ed è anche per questo
che l’ho scelta senza essermi mai pentita. Ho fatto di tutto per
distaccarmi da un certo meccanismo, già quando facevo pop e vincevo
Sanremo o il Festivabar. Staccandomi dalla ricerca del ‘successo’ e del
‘commerciale’, l’arricchimento che ne ho ricavato - di crescita e di
cultura, non di denaro – per me è impagabile”.
Nel corso degli anni, ha avuto modo di entrare in sintonia con questa terra, magari al punto da impararne la lingua?
“Ho lavorato con tanti musicisti di qui, e il service che mi segue dal vivo è proprio di Pordenone. A Tricesimo poi c’è chi, nei negozi che frequento, mi fa piccole lezioni di friulano, traducendomi parole e frasi. Io saluto sempre con ‘mandi’, che interpreto come ‘ti lascio nelle mani di Dio’ e per me ha un significato bellissimo”.
Fonte: Il Friuli.it, di Andrea Ioime
“Ho lavorato con tanti musicisti di qui, e il service che mi segue dal vivo è proprio di Pordenone. A Tricesimo poi c’è chi, nei negozi che frequento, mi fa piccole lezioni di friulano, traducendomi parole e frasi. Io saluto sempre con ‘mandi’, che interpreto come ‘ti lascio nelle mani di Dio’ e per me ha un significato bellissimo”.