La popolare interprete ospite della «Milanesiana» racconta del suo passato («Per Elisa») e del prossimo album in uscita.
Milano. Con una selezione dal suo raffinato repertorio Alice ci ha guidato nel «Giardino incantato», allestito apposta per la Milanesiana su richiesta di Elisabetta Sgarbi, ideatrice e direttrice del Festival meneghino di letteratura, musica, cinema, scienza, arte e filosofia. Il tema della XII Milanesiana è «Bugie e Verità» e, ieri sera, Alice ha scelto di svilupparlo attraverso la poetica di brani quali Povera Patria di Franco Battiato, Un Blasfemo di Fabrizio De André, Non Insegnate ai Bambini di Giorgio Gaber, 1943 di Mino De Martino che si è ispirato alla poesia della tedesca Else Lasker-Schuller , e Nomadi di Juri Camisasca. «Il titolo l'ho estrapolato in maniera ironica dalla canzone di De André pensando al nostro Paese, stregato dal mito di necessità false spiega Alice -. Tuttavia, oggi, osservo con gioia il segno di un risveglio delle coscienze, di nuove esigenze non più legate a un sistema zavorrato. Con le ultime elezioni amministrative e il referendum di questo mese il seme del cambiamento ha germogliato la sua prima fogliolina. Questo risveglio popolare è un segnale forte che manifesta il desiderio di farsi sentire, in Italia, ma anche altrove: Nord Africa, Siria, Spagna con gli Indignados ». Forlivese dal fascino tenebroso e dal possente timbro vocale, stile rabbioso «alla francese», Alice è un caso raro nel panorama musicale italiano. Programmata dalla sua prima casa discografica per diventare una star della canzone commerciale, affidata addirittura ai Pooh perché si affermasse come loro mielosa versione al femminile, Alice Visconti emerge a Castrocaro e a 17 anni è già a Sanremo, firmata Remigi. Incide un paio di 45 giri e con Festa mia, regalatale da Califano, vince la Gondola d'oro. Incide persino un brano di Riccardo Fogli, prima di fuggire da un percorso che più tardi definirà «da disgusto». Le sue pulsioni artistiche rivolte al rinnovamento, sia nell'interpretazione canora, sia nella proposta dei brani, nel 1980, approdano felicemente al connubio con Franco Battiato e il suo clan (Francesco Messina, Giuni Russo, Giusto Pio). L'anno dopo, a 27 anni, Alice (troncato il cognome) spopola a Sanremo con Per Elisa, impetuosa performance da grande chanteuse. Quanto piace la sua bellezza col broncio e la rabbia senza livore che esplode nella sua voce! Sono giorni di trionfi al Festivalbar, nei tour anche all'estero e all'Eurofestival con I treni di Tozeur, in coppia con Battiato. «Ho avuto la fortuna di incontrare musicisti straordinari che mi hanno aiutata ad emanciparmi - commenta Alice -. Ho sempre cantato quello che mi interessa, slegata dai canoni commerciali guardando alla realtà, oltre le apparenze. Io mi considero un mezzo, consapevole o meno: cerco di comunicare emozioni sulle tematiche che mi interessano». Nonostante il solido rapporto professionale e d'amicizia, per Alice anche la «tutela» di Battiato diventa ingombrante. Rafforza il rapporto (anche personale e sentimentale) con Francesco Messina e s'incammina in un percorso élitario con album e concerti in cui si misura con i lieder tedeschi, Fauré, il surrealismo musicale di Satie e le composizioni avvolgenti di Ravel. «Fu una scelta ardita che comportò rinunce e determinò situazioni élitarie osserva Alice -, ma a monte non c'era la volontà di rivolgermi a pochi intimi. Quello che mi dava il successo commerciale non era esattamente quello che cercavo e, così, mi sentii un po' prigioniera. Avevo due possibilità: o smettevo di cantare, o cambiavo radicalmente il mio percorso per portare avanti la mia idea di fare musica e di cantare. Oggi, a distanza di 30 anni, vedo la mia crescita di cantante-pop legata proprio al disagio di quei momenti conflittuali». Alice non rinuncia alla sua identità di artista-pop nemmeno quando si rivolge alla poesia per i suoi album e i suoi concerti: «Il pubblico ha bisogno di sentire qualcosa di profondamente vero, al di là delle illusioni e delle offerte di una società basata su necessità consumistiche e, quindi, false. Penso che le riflessioni e le preveggenze di grandi poeti come Baudelaire, Pasolini, Schuller, traghettate dalla musica, possano godere di una via più diretta per raggiungere la gente e farle ritrovare quel qualcosa che manca. Nel mio prossimo album, che uscirà a ottobre, ci saranno anche Verlaine e Rimbaud: saranno tutti brani originali, arrangiati con grandi firme internazionali, tranne un paio di cover a sorpresa ».
di Paolo Calcagno L’Unità
[foto di Davide]