Amici che hanno voluto essere tutti presenti all’inaugurazione, dai musicisti Franco Battiato e Alice, al maestro d’orchestra Diego Basso, fino agli artisti Romano Abate, Milo Bianca e Angelo Gatto. Franco Battiato, poco prima dell’inaugurazione, gli si è avvicinato con una carezza affettuosa, poco dopo durante la cerimonia d’apertura della mostra, Giusto Pio gli si è appoggiato, tenendolo per un braccio. Gesti d’affetto tra due grandi amici che insieme hanno segnato la strada della musica italiana alla fine degli anni Settanta. Durante la presentazione, il sindaco di Caerano Angelo Ceccato ha ricordato che Giusto Pio è uno dei più grandi artisti italiani del secolo. «Ah è italiano? Credevo fosse veneto…», scherza Franco Battiato, che non ha mai avuto parole di stima per la Lega. Tocca a Mirko Sernagiotto, presidente della Fondazione villa Benzi Zecchini, ricordare la carriera di Giusto Pio, dai decenni passati come violinista nell’orchestra Rai, all’incontro con Battiato, fino alle composizioni di musica sacra, l’utilizzo dell’elettronica e l’apertura verso le arti figurative. Gli applausi del pubblico sono difficili da tenere sotto controllo, soprattutto alla fine della cerimonia d’apertura, l’immancabile coro «Buon Compleanno», che inizia in sordina ma poi conquista tutti: trecento persone che lo cantano. «È’ tutto enormemente più grande di come me lo immaginavo - dice sorridente Giusto Pio - una volta avevo la forza di contenere le emozioni, oggi, davanti a tutto questo, non ne sono più capace».
Scatta poi la caccia agli autografi e dopo poco Battiato e Alice si rifugiano in una stanza vicina. Guarda caso c’è un pianoforte. «Giusto Pio è un musicista con la "m" maiuscola - ricorda Alice - ma quello che colpisce di più è la sua grandezza d’animo e lo spirito di massima levatura». Battiato invece ricorda la prima volta che l’ha voluto sul palco. «Mi pare fosse il 1977, Giusto Pio era il mio maestro di violino. Un giorno gli ho chiesto se voleva venire ad improvvisare sul palco dell’università di Brescia dove tenevo un concerto - ci dice il maestro catanese - per convincerlo c’è voluto tutto il mio impegno perché era estremamente riluttante all’idea, ma poi, alla fine dell’esibizione, è rimasto sul palco da solo con il suo violino e non si riusciva più a farlo scendere! ».
fonte Corriere del Veneto
«Non so cantare, non so neanche parlare, ma avete suscitato qualcosa di grande in me». E' stato questo il grazie che, con la semplicità di un bambino e l'affabilità di un nonno, il grande violinista castellano Giusto Pio ha rivolto, ieri sera, alle centinaia di persone giunte a villa Benzi di Caerano per festeggiare lui e la sua arte (alla villa è stata inaugurata una mostra dei suoi quadri e nelle prossime settimane sono in programma dei concerti) nel giorno dell'ottantacinquesimo compleanno. E nello stesso simbolico abbraccio, con il medesimo calore e la stessa semplicità, Giusto Pio ha stretto Franco Battiato e Alice, ma anche gli innumerevoli appassionati che gli hanno chiesto una dedica sul libro realizzato dalla Fondazione Villa Benzi e a lui dedicato o "rubato" delle foto. Il tutto in una serata priva di toni smaccatamente celebrativi, cui hanno infuso calore le dediche affettuose che, a centinaia, pendevano dal soffitto al primo piano della villa e nella quale ha fatto sorridere il ricordo, da parte di Franco Battiato, della nascita dell'eccezionale collaborazione. «Volevo prendere lezioni di violino - ha ricordato Battiato - Lui non voleva darmele», mentre i suoi figli lo spronavano dicendogli che «questo è uno che ha fatto dischi, è uno famoso». «Prima eravamo uniti dall'arte, ora dall'amicizia», ha poi aggiunto il cantautore che, uomo eclettico come Giusto Pio (la mostra dei quadri del violinista ne ospita anche alcuni di Battiato), non ha taciuto, a margine del momento ufficiale, una stoccata sul fatto che «in Italia non c'è cultura». In forma strepitosa Alice, cui il tempo ha donato un'eleganza ed una finezza invidiabili. Il suo abbraccio a Giusto Pio è stato lunghissimo. «Lo ho conosciuto attraverso Battiato», ha spiegato, confidando poi di lavorare attualmente ad un nuovo disco ma anche ad un progetto teatrale. E San Remo? «Non mi riguarda». Nel commentare, fra il pubblico, i suoi quadri, Giusto Pio si è soffermato sul "No Arman", in cui un vero violino campeggia su uno sfondo geometrico. Perché la sua vera musa, la creatura di una vita resta la musica, mentre la pittura è stata un mezzo «per meglio capire ed analizzare le opere degli artisti». Sempre e comunque, con umiltà.