È una bella, sana anomalia per un artista dei più acclamati e prestigiosi che ci abbia dato in sorte la musica italiana d’autore degli ultimi quarant’anni: da quando, cioè, cominciò a pubblicare album coraggiosi e interessanti, di rottura e di sperimentazione per il nostro mercato. Lo spirito curioso e disponibile verso l’esterno dev’essere rimasto lo stesso se Franco Battiato ha mostrato in questo periodo un grande attivismo a sostegno di artisti alle prime armi e poco conosciuti. Innanzitutto la notizia, decisamente a sorpresa, che lo colloca tra i partecipanti al festival di Sanremo, in coppia con Luca Madonia, ex Denovo e catanese come lui, con cui presenterà «L’alieno». E, poi, un paio di collaborazioni alla periferia dell’impero, con realtà giovani ed emergenti come la cantautrice Cinzia Fontana e con il gruppo «pinkfloydiano» dei Versus. Senza dimenticare che Battiato era stato anche ospite nell’album di Francesco Renga, «Un giorno bellissimo», uscito a novembre, dove figurava un suo cammeo, nel brano «La strada». Perché questa decisione di scendere in campo così frequentemente, ma non a proprio nome, Franco? «È un periodo in cui ricevo continue richieste in questo senso», risponde Battiato, 66 anni il prossimo marzo», saranno almeno una trentina negli ultimi mesi. Tendenzialmente eviterei volentieri, ma non riesco a dire di no e anzi se qualcuno insiste con belle maniere finisco per accettare. Non mi diverte, anzi mi costa sacrificio e oltretutto penso che in sostanza non serva a nulla, nemmeno per chi me lo chiede e anzi finirà per non accorgersene nessuno. Ma se ci tengono...». Diverse saranno state le motivazioni per la sua partecipazione a Sanremo, la prima volta in gara... «Luca è un caro ragazzo che da tempo, chissà perché, desidera moltissimo andare a Sanremo. Morandi e Mazzi che scelgono le canzoni mi hanno detto che sarebbe stato più semplice se mi fossi aggregato e così tra i brani propostimi da Madonia ho scelto ”L’alieno”: dove però entro in gioco dopo tre minuti. La cosa che mi piace di più è pensare che dirigerò l’orchestra nel pezzo che Luca canterà nella serata dedicata all’Unità d’Italia. Ho scelto un titolo da molti erroneamente considerato minore, ”La notte dell’addio”, di Testa e Memo Remigi, in origine interpretato da Iva Zanicchi. Secondo me è una canzone all’altezza della migliore liederistica europea: l’ho arrangiata e per pianoforte e archi e credo che Luca Madonia si metterà benissimo in luce. Vado a Sanremo per lui, non mi sento certo in gara. Resto, giocando con il titolo del pezzo, un alieno, almeno in quella cornice».
Per lei, invece, non ci sono prospettive discografiche in vista? «Mi sto godendo un momento di pausa relativa, durante la quale ho soltanto scritto una canzone, per il prossimo disco di Alice: mi è venuta bene, con un trasporto mistico che mi piace proprio. Si intitola ”Eri con me” e sono contento che sia lei a cantarla: è sempre più brava. Per il resto sono agli ultimi dettagli dell’opera centrata sul filosofo Bernardino Telesio che andrà in scena al teatro Rendano di Cosenza all’inizio di maggio: è stato un lavoro di gran soddisfazione, molto denso e impegnativo che poi con calma uscirà anche su cd». A che punto è invece il progetto del film dedicato alla vita di Haendel? «Per adesso ci sono la sceneggiatura, gli attori e una buona definizione dell’impianto produttivo: ma manca la cosa basilare, i finanziamenti. Ci sono contatti e trattative in corso e intanto so come si intitolerà: ”G.F. Haendel - Viaggio nel regno del ritorno”. La cosa sorprendente è che ormai sono riconosciuto anche come regista: sono già una dozzina le tesi di laurea sull’argomento. Cose da pazzi!». Quando la ritroveremo in tournée? «L’anno scorso ho saltato la stagione estiva e per il 2011 abbiamo previsto 15-20 concerti in luoghi scelti, con orchestra», conclude il musicista siciliano a cui sono stati dedicati ben due libri nei mesi passati, pubblicati da Giunti e da Zona. «Quello che mi sorprende sono le sollecitazioni: nonostante i tempi di crisi potrei fare un centinaio di date. Un bel segno»
di Enzo Gentile, Il Mattino, 23 gennaio 2011