giovedì 27 settembre 2012

Alice, "Io, in fuga dentro me stessa"

IL PERSONAGGIO - ALICE  di Carlo Moretti, Repubblica

Odia la ribalta, non concede interviste, ama il silenzio e la meditazione A noi racconta la sua storia e parla del libro che l'ha salvata dal "tritacarne" del successo.


Nei pochi anni in cui Alice si chiamava ancora Carla Bissi, aveva la stessa identica passione per il canto che ha oggi. Anzi, all'epoca era qualcosa in più di una passione: cantare per lei era "un impulso irresistibile".

La prima volta che si manifestò, aveva soltanto 15 mesi, le venne d'impeto mentre si trovava in una chiesa di Forlì, sorretta dalla madre sulla balaustra per vedere meglio il presepio: "Affascinata da quella scena, cominciai di botto a cantare le canzoni natalizie che mi aveva insegnato mia mamma", racconta Alice.

 "La messa era finita, le persone stavano uscendo dalla chiesa ma tornarono tutte indietro per venirmi ad ascoltare. E vedendo questa bimba che cantava, quasi non ci credevano, cominciarono a chiedermi altre canzoni, ma io conoscevo soltanto quelle".

Una precocità sorprendente, e se glielo si fa notare Alice snocciola le date: "A 15 mesi già parlavo e cantavo, sono nata il 26 settembre, il primo Natale certo non potevo ma il secondo ero in piedi su quella balaustra: ne conservo un ricordo vivissimo".

Precoce e con la determinazione di chi sa di poter trasformare un sogno in realtà. Da bimba insistette talmente tanto per conoscere il mago Zurlì, l'uomo con il mantello e la polverina azzurra nei capelli che in tv faceva cantare i bambini, che i suoi la iscrissero al concorso e la portarono a sette anni al Festival dei ragazzi a San Marino: ovviamente vinse lei e il maestro Bocca, l'uomo che curava le selezioni e
dirigeva l'orchestra, disse ai suoi genitori che aveva un talento straordinario consigliandoli di farle studiare canto e pianoforte.

I genitori seguirono il consiglio, raddoppiando le spese per il pianoforte che già seguiva la sorella maggiore di Carla. Furono anni di sacrifici per i Bissi: il papà aveva lasciato la big band in cui cantava e suonava la chitarra e il basso per mettere su famiglia, era muratore, la mamma impiegata, ma Carla cantava così bene che ne valeva la pena.

A 11 anni è al Festival Internazionale dei Ragazzi a Sanremo, a 13 anni si fa notare a Fuori la voce a Cesenatico, e prima di compiere i 17 anni è pronta per il Castrocaro organizzato da Gianni Ravera: arriva e vince, Ravera si innamora artisticamente di quella bella ragazza forlivese dai lunghi capelli neri e con la voce profonda, per anni la seguirà da lontano ritrovandosela ogni volta vincitrice, alla Gondola d'argento di Venezia nel 1972, nell'81 a Sanremo quando, forte di una canzone firmata da lei insieme a Franco Battiato e Giusto Pio, Alice prende letteralmente il volo.

Dopo il passaggio al teatro Ariston, Per Elisa ottiene un successo travolgente, quell'anno sembrano non esistere altre canzoni che quella. Ma il brano arriva in classifica in tutta Europa, in Germania e in Francia. Alice diventa una stella di prima grandezza, tutti la vogliono: interviste, televisioni, tour radiofonici.

La bimba della balaustra è cresciuta: ha 27 anni, è bella, è arrivata alla notorietà per gradi, coccolata discograficamente prima dai Pooh, che scrivono per lei le canzoni dei suoi primi due album fir- mati con il nome di Alice Visconti, e poi da Angelo Carrara, produttore dal fiuto per il talento, lo stesso di Franco Battiato.

Anche Il vento caldo dell'estate, l'anno prima, aveva avuto successo, ma quello che succede con Per Elisa cambia tutto, Alice entra in quello che gli addetti alla promozione nelle case discografiche chiamano "il tritacarne", cinque anni almeno "in cui ero sempre con la valigia in mano e non sapevo neanche più dove mi trovassi".

Qualcosa si rompe: "All'apice del successo, quando potevo essere piena di tutto ciò che si può desiderare e avevo raggiunto tutte le mete che ci si può prefiggere nel mio mestiere sentii dentro di me un vuoto esistenziale mostruoso. Chiaro che in una situazione così volgi lo sguardo altrove". La soluzione non era però lontana, Alice racconta di averla portata per tanto tempo nella borsa: "Il libro di Georges Gurdjieff intitolato Incontri con uomini straordinari che mi aveva regalato un mio amico, con la speranza che mi facesse trovare la via giusta. Riceverlo proprio in quel periodo della mia vita è stata la mia fortuna, un insegnamento di cui avevo profondamente bisogno" racconta Alice. "Fu solo l'inizio di un lungo percorso interiore, la spinta a cercare l'altro di cui avevo bisogno dentro di me". Un interesse che Alice condivide con Franco Battiato, "che un giorno si sorprese quando gli feci il nome di Gurdjieff e mi replicò ironico: "Carla, sei l'unica in Italia a non sapere che mi dedico alla meditazione"". Alice ama isolarsi: "Il silenzio è la mia preghiera, la più alta forma di meditazione che esiste, proprio come il canto". La bizzarra parabola della bambina che non riusciva a trattenere la voglia di cantare. Ci sono voluti quattordici anni per mettere insieme un nuovo album di inediti, anche se Alice non ha mai smesso di tenere concerti, di pubblicare album con riletture di musiche di altri o live, e nel 2000 è anche tornata per la terza volta al Festival di Sanremo. Per questo forse l'album che è uscito il 18 settembre scorso, intitolato Samsara (in sanscrito indica il ciclo di vita, morte e rinascita) contiene tante anime e mondi musicali diversi, collaborazioni eccellenti a cominciare da quelle con Tiziano Ferro che ha scritto per lei due canzoni, Nata ieri e Cambio casa, e Franco Battiato, che firma il brano intitolato Eri con me. Cantautrice ma anche interprete sopraffina (splendida la sua rilettura nel disco de Il cielo di Lucio Dalla), Alice a 57 anni mantiene la voglia di sperimentare nuove strade musicali e dopo il tour italiano, a gennaio inizierà quello europeo.

Samsara è un album decisamente vario, sia dal punto di vista musicale sia per i temi che tratta: come lo definirebbe?
"Un microcosmo sonoro, è così che l'ho inteso sin da quando ho cominciato a pensarci più o meno tre anni fa. Ci sono tante emozioni diverse, volevo delle canzoni in cui ci fossero diversi quadri di vita, anime diverse. A lungo nella mia carriera, diciamo a partire dal 1980 e per quasi venti anni, ho puntato a cantare solo canzoni scritte da me o insieme ad altri, ma in questo caso l'aver chiesto ad altri di accompagnarmi nel viaggio significa aver aggiunto ricchezza e umanità all'album, una ricchezza immensa. Tutti noi autori abbiamo delle caratteristiche precise, siamo per forza di cose parziali nelle nostre scoperte, per questo mani diverse e menti differenti possono cogliere aspetti della vita, sfumature di sentimenti che non abbiamo provato o conosciuto direttamente. Parlo sia dell'aspetto compositivo sia di quello produttivo e musicale ".

Sembra quasi che le piaccia più cantare canzoni scritte da altri che le sue.
"È vero, mi piace essere un mezzo che dia vita ad emozioni scritte da altri, in quel momento le vivo anch'io per prima. La scelta delle collaborazioni in questo album, da Tiziano Ferro a Franco Battiato, a Mino Di Martino che firma quattro brani (Morire d'amore, Un mondo a parte, Autunno già e Come il mare) dei dodici di cui l'album si compone, è stata semplice, avverto subito se un brano mi rappresenta. Diciamo che è una scelta che si fa da sé".

Il disco si apre con Morire d'amore, dedicato a Giovanna D'Arco, una figura fortissima dopo tanti secoli.
"Una storia straordinaria e una figura affascinante che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'umanità. Molti si fermano alla superficie della giovane guerriera che a 19 anni venne mandata al rogo accusata di eresia dimenticando che si tratta della vicenda di una donna che ha sublimato nel suo gesto l'amore per Dio. Mi tocca molto e la trovo una storia esemplare in questi anni in cui siamo proiettati a vivere l'amore come passione e desiderio di ricevere e mai di dare in maniera incondizionata. Un dono presente in ogni essere umano ma offuscato dal desiderio di possesso e potere".

Nel disco c'è anche la cover di Il cielo: un omaggio per la recente scomparsa di Lucio Dalla?
"Purtroppo è diventata un omaggio, l'avevo già scelta due anni e mezzo fa quando avevo appena iniziato a lavorare all'album. È una canzone eterna, una grande melodia piena di poesia, profondità, semplicità, luminosità e tocca chi l'ascolta come una preghiera. È davvero straordinaria ".

Questo album esce a 40 anni esatti dalla sua prima uscita discografica: cos'ha imparato dal suo lungo rapporto con la musica?
"La musica ha segnato passaggi fondamentali nella mia vita, sono stata fortunata a trasformare una passione nella mia professione. Per me la musica non è mai stata finalizzata al successo o al raggiungimento di un traguardo economico, è stata l'aria che respiro, una fonte di vita. Quando dunque nel '98 mi sono accorta che le pressioni degli ordini commerciali avevano trasformato la passione in una professione che rischiava di soffocare il motore emotivo del cantare, allora ho deciso di fondare una mia etichetta per prendere in mano il timone della mia musica ".

Una decisione che a tutti sembrò anticipata dall'ultimo album inciso per una multinazionale, intitolato Exit.
"Per la verità Exit era l'emblema di un grande cambiamento interiore ed esistenziale. Una delle frasi del brano intitolato come l'album dice: "L'unica via d'uscita è dentro". È l'apertura che volge lo sguardo all'interno. Però si è trattato di un cambiamento che ha coinvolto tutti gli aspetti della mia vita, del resto se si desidera di cambiare non lo si può fare temendo il cambiamento".