Una serata estasiante. Alice si conferma un’artista con la A maiuscola: interprete raffinata come poche, ha deliziato ieri sera la platea pescarese del teatro Massimo con un live perfetto. Una scaletta in bilico fra passato e presente, brani tratti dall’ultimo cd ‘Samsara’ che ben si integrano con i successi di una carriera ultratrentennale, una band impeccabile (Marco Guarnerio alle chitarre e tastiere, Andrea Viti al basso, Nik Taccori alla batteria e Osvaldo Di Dio alle chitarre), arrangiamenti curati e soprattutto il timbro caldo di Alice, grande protagonista in ogni momento insieme alle sue movenze armoniche ed eleganti: queste le caratteristiche di uno spettacolo unico.
Nota di merito al gioco minimale di luci e
alle immagini di paesaggi, foto della vita dell’artista, simboli che
scorrono sullo sfondo del palco ad accompagnare le esecuzioni. Le
canzoni di ‘Samsara’ (album che ha segnato il ritorno di Alice con un
progetto di inediti a 14 anni dal precedente ‘Exit’) dal vivo sono
ancora più suggestive e incantevoli: bellissime, in particolare, ‘Morire
d’amore’, il singolo ‘Nata ieri’, ‘Eri con me’, ‘Come il mare’ e
‘Autunno già’. Spazio anche all’arte di Totò con la splendida ‘A cchiù
bella’, musicata da Giuni Russo poco prima di morire, e di Pasolini con
‘La recessione’, dal testo ancora fortemente attuale. Sono stati tanti i
momenti emozionanti della serata.
Toccante l’omaggio a Dalla, con la scelta
di eseguire non uno dei suoi pezzi più popolari, ma ‘Il cielo’,
direttamente dagli esordi del grande Lucio. La voce di Alice ne
valorizza ancor di più la bellezza. I bis mettono d’accordo tutti: i
presenti si alzano in piedi precipitandosi sotto il palco alle prime
note de ‘Il vento caldo dell’estate’, poi l’attesissima (e immancabile)
‘Per Elisa’. Concerto finito? No, perché la gente non vuole saperne di
andar via, e lei non si fa pregare tornando con una ‘Messaggio’ acustica
e trascinante. Si va a casa con una certezza: Carla Bissi, personaggio
schivo, ricercatrice di sonorità fuori da ogni logica commerciale, è un
caso raro di qualità eccelsa in un panorama musicale troppo prigioniero
di schemi che si piegano con facilità al mercato.
Fonte: L’opinionista, Piero Vittoria